Layout del blog

Un viaggio alla scoperta delle antiche miniere della Sardegna

Tito Murgia • lug 02, 2023
Che meraviglia la Sardegna! Non solo per le sue spiagge e il suo mare, ma anche per la sua storia mineraria. Questa isola ha un patrimonio culturale e naturale unico al mondo, che merita di essere scoperto e valorizzato. La Sardegna è una terra di contrasti, di bellezze selvagge e di tradizioni antiche. Venite a visitarla e vi innamorerete!

Ci fu un tempo in cui la Sardegna era uno dei principali poli metallurgici d’Europa. Migliaia di minatori si inoltravano nelle viscere della terra per estrarre zolfo, rame, piombo, zinco, argento. I minerali, caricati su grandi navi, venivano poi esportati in tutto il mondo. Di quei tempi rimangono imponenti vestigia, strutture che sono rimaste semi abbandonate per decenni e che oggi sono parzialmente visitabili grazie a un’importante opera di rigenerazione. Sono testimonianze di una storia collettiva in larga parte rimossa, di fatiche e di sudore, di sfruttamento delle persone e delle risorse del sottosuolo.


La gran parte dei siti si trova nel Sulcis-Iglesiente, nella parte sudoccidentale dell’isola. È dalla miniera di Rosas, vicino al paese di Narcao, che il viaggio può avere inizio.

Arrivarci equivale a fare un tuffo nel passato: perfettamente conservato, l’ex villaggio sembra il set di un film western. Nato intorno alla miniera alla metà dell’ottocento, ospitava 750 minatori con le loro famiglie. C’era un ufficio postale, un centro direzionale, lo spaccio alimentare, la scuola elementare per i figli degli operai (dalle medie venivano impiegati in miniera). Oggi le case dei minatori sono state convertite in alloggi per turisti e visitatori, il centro direzionale in un ristorante, la fucina del fabbro è un bar.

Nell’Ecomuseo miniere di Rosas si ripercorre la storia della miniera, cominciata ufficialmente nel 1851 con la firma della concessione da parte di Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e di Cipro. Si vedono gli strumenti utilizzati per l’estrazione, i minerali, le interviste video in cui gli ex minatori raccontano come si svolgeva il duro lavoro di scavo. Sopra il museo c’è la laveria, il luogo dove il materiale estratto veniva lavato per purificare i minerali. I macchinari sono perfettamente conservati, i grandi mulini a sfere possono essere azionati, in una suggestiva cornice multimediale che cerca di ricreare l’ambiente di lavoro dell’epoca.

Ma il viaggio non finisce qui. A pochi chilometri da Rosas si trova la miniera di Monteponi, una delle più antiche e produttive dell’isola. Qui si estraeva soprattutto piombo e zinco, ma anche argento e oro. La miniera fu attiva dal 1848 al 1991 e impiegava circa 2000 operai.

Il villaggio minerario di Monteponi è una tappa obbligata per chi vuole scoprire la storia e la cultura delle miniere sarde. Qui si può visitare la galleria Villamarina, una delle più antiche e suggestive del territorio, che si snoda per 80 chilometri sotto la montagna. La galleria ha due ingressi, uno vicino al pozzo Vittorio, dedicato al re d’Italia, e l’altro vicino al pozzo Sella, che prende il nome dal politico e scienziato Quintino Sella.

Quintino Sella fu uno dei primi a interessarsi alle condizioni di vita e di lavoro degli operai delle miniere, e a valorizzare le risorse naturali della Sardegna. Nel 1869, percorse a piedi e a cavallo i principali siti estrattivi dell’isola, e ne scrisse una dettagliata relazione che ebbe grande risonanza. Il suo viaggio è stato ripercorso dal cammino di Santa Barbara, un itinerario di 500 chilometri che parte da Iglesias e tocca i luoghi simbolo della cultura mineraria sarda.


Il viaggio alla scoperta delle antiche miniere della Sardegna è un’esperienza unica e affascinante che permette di conoscere una parte della storia e della cultura dell’isola spesso trascurata o dimenticata. È anche un modo per rendere omaggio a quegli uomini che hanno sacrificato la loro vita e la loro salute per estrarre le ricchezze del sottosuolo, contribuendo allo sviluppo economico e sociale del territorio.

Proseguendo verso nord, lungo la costa frastagliata e panoramica, si incontrano altri villaggi abbandonati che testimoniano il passato industriale della zona. Nebida, con la sua laveria Lamarmora in rovina ma affascinante, che si affaccia sul mare da dove partivano le navi cariche di minerale. Masua, con il suo Porto Flavia, una struttura unica al mondo, che permetteva di caricare il minerale direttamente dalle gallerie scavate nella roccia alle navi attraccate sotto la scogliera.

Questi luoghi sono oggi meta di turisti e appassionati di storia, natura e avventura, che possono ammirare i paesaggi mozzafiato e le testimonianze di un’epoca che ha segnato profondamente l’identità della Sardegna.


La storia mineraria della Sardegna è ricca di fascino e di dramma, e una delle tappe più significative per conoscerla è Carbonia, la città voluta da Mussolini nel 1937 per sfruttare le immense risorse di carbone della zona. Carbonia fu una città modello per l’epoca fascista, con abitazioni confortevoli e moderne per i minatori e le loro famiglie, ma anche una città di sfruttamento e di sofferenza, dove gli operai erano costretti a lavorare in condizioni durissime e pericolose, sotto la minaccia del licenziamento o della repressione.

Il museo del carbone, situato nell’ex miniera di Serbariu, racconta questa storia attraverso testimonianze, documenti, oggetti e ricostruzioni. Il museo si snoda lungo il percorso che i minatori dovevano compiere ogni giorno, dalla lampisteria alla galleria sotterranea, passando per il pozzo Santa Barbara e la sala macchine. Lungo il cammino si possono leggere le parole di Mussolini che esaltavano il lavoro duro e silenzioso dei minatori, ma anche le parole dei minatori stessi che denunciavano le ingiustizie e le violenze subite: “Coloro che io preferisco sono quelli che lavorano duro, secco, sodo, in obbedienza e, possibilmente, in silenzio”

Il museo del carbone è un luogo di memoria e di riflessione, che ci fa capire quanto sia stato importante il contributo dei minatori alla storia economica e sociale della Sardegna, ma anche quanto sia stato alto il prezzo pagato in termini di vite umane e di salute. Una visita al museo del carbone è un’esperienza che non si dimentica facilmente.


Una delle realtà minerarie più interessanti è la Miniera di Montevecchio, situata nel comune di Guspini, nella provincia del Medio Campidano; la sua storia è legata alla presenza di ricchi giacimenti di piombo e zinco che furono sfruttati fin dal XVIII secolo. La miniera raggiunse il suo apice produttivo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, quando divenne una delle più importanti d'Europa, con oltre 6000 operai impiegati.

La miniera è costituita da due grandi settori: quello di Ponente e quello di Levante, separati da una zona montuosa. Nel settore di Ponente si trovano le strutture più antiche e monumentali, come il Palazzo della Direzione, costruito nel 1870 in stile neoclassico, che ospitava gli uffici e la residenza del direttore, e la Chiesa di Santa Barbara, edificata nel 1871 in stile neogotico, che era la cappella della miniera. Qui si trovano anche i vecchi cameroni, destinati ai minatori senza famiglia, risalgono invece alla fase ottocentesca dell'insediamento con ambienti disposti a schiera. Meritano un cenno anche le poderose strutture legate all'attività estrattiva del settore di Levante, inserite in un paesaggio suggestivo e notevolmente trasformato dall'uomo con i cumuli di sterili che segnano l'ambiente in modo evidente: qui sono visibili accanto alle laverie e agli impianti di servizio i castelli ottocenteschi del Pozzo San Giovanni nel cantiere di Piccalinna e del Pozzo Sant'Antonio, che presentano forme neo-medievali, e il castello in cemento armato del Pozzo Sartori.

Ad ogni pozzo corrisponde la parte residenziale che comprende i semplici cameroni a schiera ad un solo piano, completati ciascuno da un camino, riservati agli operai scapoli, ed i villaggi per le famiglie costruiti in tempi diversi ed oggi abbandonati.

La miniera fa parte del Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna.

Il Parco offre la possibilità di visitare la miniera attraverso percorsi guidati che illustrano le diverse fasi della lavorazione del minerale, dalle gallerie sotterranee alle laverie, dai castelli ai villaggi. Si può anche ammirare la ricca flora e fauna che si è sviluppata sul territorio grazie alla riconversione ambientale. La miniera di Montevecchio è un luogo di grande interesse storico, culturale e naturalistico che testimonia la vita e il lavoro dei minatori sardi.


Che meraviglia la Sardegna! Non solo per le sue spiagge e il suo mare, ma anche per la sua storia mineraria. Sai che puoi visitare le vecchie miniere, dove i minatori sardi lavoravano duramente? E' un'esperienza unica, che ti farà scoprire un lato nascosto dell'isola. Non perdere l'occasione di conoscere questo tesoro culturale!


Sardegna, l’isola dei centenari: la ricetta segreta per vivere a lungo nella Zona Blu
Autore: Tito Murgia 24 mar, 2024
La longevità è un tema affascinante e complesso che coinvolge diversi fattori, tra cui la socialità, la visione positiva della vita e i legami stretti con amici e parenti. In luoghi come Seulo, un comune situato nella Barbagia di Seulo in Sardegna, si registrano alti tassi di centenari. Questa particolare concentrazione di persone longeve ha attirato l'attenzione degli studiosi che cercano di comprendere i segreti di una vita lunga e sana.
L'inverno è una stagione
Autore: Tito Murgia 31 dic, 2023
Che meraviglia la Sardegna! Non solo per le sue spiagge e il suo mare, ma anche per la sua storia. Questa isola ha un patrimonio culturale e naturale unico al mondo, che merita di essere scoperto e valorizzato. La Sardegna è una terra di contrasti, di bellezze selvagge e di tradizioni antiche. Venite a visitarla e vi innamorerete!
Autore: Tito Murgia 26 set, 2023
Il Gennargentu è un massiccio montuoso situato nella zona centro-orientale della Sardegna, in provincia di Nuoro, caratterizzato da montagne relativamente basse e con vette tondeggianti. Il suo nome in lingua sarda significa “La porta dell’argento” . Il Gennargentu è il trionfo della natura in un territorio incontaminato e selvaggio. Fino ad una certa quota è ricoperto da foreste secolari, le sue cime brulle e selvagge, è il regno dell'aquila reale e del muflone.
Altri articoli
Share by: